[4] L’impiccato di Saint-Pholien

All’interno di un albergo di Brema, un uomo di nome Louis Jeunet (ma Maigret scoprirà che il suo vero nome è Jean Lecocq d’Arneville), si suicida sparandosi un colpo di pistola in bocca, quasi sotto gli occhi del commissario, che lo stava seguendo con lo stesso treno da Bruxelles. Un certo Joseph Van Damme si presenta all’obitorio, muovendo la curiosità del commissario, al quale, tornato a Parigi, rubano una valigia. L’inchiesta porterà Maigret a Reims, dove la vittima è stata vista di recente con un bancario, Maurice Belloir. Qui Maigret ritrova Van Damme, in compagnia di un fotoincisore, Jef Lombard, e di uno scultore, Gaston Janin, tutti come la vittima originari di Liegi (città natale di Simenon).

È che all’origine del suicidio ci sono eventi che rimandano a dieci anni prima, per scoprire i quali il commissario si reca appunto nella città belga, dove l’inchiesta si fa pericolosa (tentano persino di ucciderlo) e dove scopre che il suicidio di un certo Émile Klein, trovato impiccato nel portico della chiesa di Saint-Pholien, è collegato a tutti loro, che facevano parte, al tempo in cui erano studenti, di una società segreta: la confraternita dell’Apocalisse, piena di eccentriche idee anarchico-libertarie.

La storia finalmente viene fuori: Klein, dieci anni prima, aveva ucciso quasi per scommessa un altro dei soci, Willy Mortier, e gli altri ne avevano gettato il corpo nel fiume, da dove non fu mai ritrovato. Hanno tutti continuato con la propria vita, tranne Jean, che aveva cambiato nome ed era partito per Parigi, ma poi negli anni era tornato in contatto con loro e li accusava di avergli “rubato la felicità”, ricattandoli e poi bruciando i biglietti di carta moneta che da loro riceveva. Maigret ricostruisce la spiegazione del suo suicidio e decide di lasciar perdere gli altri, considerando il fatto che gli implicati hanno figli piccoli.

fonte : https://it.wikipedia.org/wiki/Il_viaggiatore_di_terza_classe

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