[32] Maigret va dal giudice

Maigret dal giudice (titolo originale francese Maigret chez le coroner, pubblicato in traduzione italiana anche col titolo Maigret va dal coroner) è un romanzo di Georges Simenon con protagonista il Commissario Maigret

Il corpo di Bessy Mitchell è stato ritrovato il 28 luglio, mutilato sulla strada ferrata tra Tucson e Nogales, in Arizona. Era stata vista il giorno prima con cinque militari della base aerea di Davis Mountain: i sergenti Ward, O’Neil, Dan Mullins e Jimmy Van Fleet e il caporale Lee Wo. Maigret assiste alle sedute pubbliche dell’indagine condotta dal coroner (ovvero il giudice statunitense) per determinare l’atto d’accusa, se ce n’è una, se si tratta d’incidente, suicidio o altro atto criminale.
9788845916083_0_200_0_0Attraverso questo caso, Maigret entra in contatto con la mentalità della provincia americana, tra pubblico chiassoso e accaldato di rancheros da film western, omertà e contraddizioni dei giovani soldati e incertezza degli sceriffi locali. Alcune certezze sono tuttavie emerse. La sera del 27 luglio dopo una sbornia a casa del musicista Tony Lacour, Bessy, considerata una ragazza facile, e i cinque ragazzi hanno deciso di passare il resto della notte a Nogales. Lungo la strada la ragazza, che durante la serata stava con Mullins, litiga con Ward e vuole tornare indietro. Scende dall’automobile e allora gli altri decidono di tornare a Tucson. Tre di loro, Van Fleet, O’Neil e Lee tornano in taxi, dicono per cercarla, e di non averla trovata. Poi Van Fleet ammette che lui e O’Neil, nel tentativo di dividersela l’hanno fatta arrabbiare (non è una prostituta) e fuggire. Mentre Ward e Mullins, ubriachi, dicono di essersi addormentati in macchina. Non sapremo molto di più, né sapremo la decisione della giuria perché Maigret, colpito dall’ingenuità del processo, deve comunque volare a Los Angeles per continuare il suo viaggio di studio.

 

Trama tratta da Wikipedia

Il corpo di Bessy Mitchell è stato ritrovato il 28 luglio, mutilato sulla strada ferrata tra Tucson e Nogales, in Arizona. Era stata vista il giorno prima con cinque militari della base aerea di Davis Mountain: i sergenti Ward, O’Neil, Dan Mullins e Jimmy Van Fleet e il caporale Lee Wo. Maigret assiste alle sedute pubbliche dell’indagine condotta dal coroner (ovvero il giudice statunitense) per determinare l’atto d’accusa, se ce n’è una, se si tratta d’incidente, suicidio o altro atto criminale.
Attraverso questo caso, Maigret entra in contatto con la mentalità della provincia americana, tra pubblico chiassoso e accaldato di rancheros da film western, omertà e contraddizioni dei giovani soldati e incertezza degli sceriffi locali. Alcune certezze sono tuttavie emerse. La sera del 27 luglio dopo una sbornia a casa del musicista Tony Lacour, Bessy, considerata una ragazza facile, e i cinque ragazzi hanno deciso di passare il resto della notte a Nogales. Lungo la strada la ragazza, che durante la serata stava con Mullins, litiga con Ward e vuole tornare indietro. Scende dall’automobile e allora gli altri decidono di tornare a Tucson. Tre di loro, Van Fleet, O’Neil e Lee tornano in taxi, dicono per cercarla, e di non averla trovata. Poi Van Fleet ammette che lui e O’Neil, nel tentativo di dividersela l’hanno fatta arrabbiare (non è una prostituta) e fuggire. Mentre Ward e Mullins, ubriachi, dicono di essersi addormentati in macchina. Non sapremo molto di più, né sapremo la decisione della giuria perché Maigret, colpito dall’ingenuità del processo, deve comunque volare a Los Angeles per continuare il suo viaggio di studio.

Maigret a tavola: pollo al vino

pollo

Questo piatto viene citato nell’episodio “Un’ombra su Maigret”

(In lingua Francese “Coq au vin”)

Ingredienti per 4 persone :

1 grosso pollo pulito e tagliato a pezzi

300 ml. di vino rosso leggero (meglio evitare vini troppo corposi)

200 gr. di funghi champignon (freschi o congelati)

60 gr. di burro

farina q.b.

prezzemolo q.b.

olio di oliva q.b.

sale e pepe.

Preparazione :

LAVATE il pollo sotto l’acqua corrente e asciugatelo con cura con della carta assorbente da cucina. Salatelo, pepatelo e infarinatelo in modo uniforme.
SCIOGLIETE il burro in un tegame ampio dai bordi alti con 2 cucchiai di olio. Quando maigret-mangiainizia a sfrigolare, unite i pezzi di pollo e lasciateli rosolare uniformemente, girandoli spesso per evitare che si attacchino.
BAGNATE il pollo con il vino. Mettete il coperchio e fate cuocere a fiamma bassa per circa 40 minuti, mescolando di tanto in tanto con un cucchiaio di legno.
PULITE i funghi freschi: togliete la parte con la terra e sciacquateli con delicatezza, uno per uno, sotto l’acqua corrente. Asciugateli con della carta assorbente da cucina. Tagliateli a fette piuttosto spesse.
UNITE i funghi al pollo e proseguite la cottura per circa 15 minuti. Regolate di sale e pepe e mescolate bene.
METTETE il pollo con i funghi sul piatto di portata. Alzate la fiamma sotto la pentola e fate ridurre il fondo di cottura. Una volta addensato, versatelo sul pollo. Aggiungete una spolverizzata di prezzemolo tritato grossolanamente e portate in tavola.

Dopo cinquant’anni, la pipa di Maigret continua a fumare

Ci hanno provato in tanti. Jean Gabin, per dire. O Charles Laughton. Attori che nella storia del cinema meritano una poltrona nel pantheon dei grandi. Ma come lui, Luigi Cervi detto Gino da Bologna, classe 1901, nessuno mai. Maigret sarà sempre e soltanto lui, almeno nell’immaginario collettivo dell’Italia in bianco e nero, forse ingenua ma capace di grandi passioni, di amare ed elevare un personaggio e il suo interprete a icone senza tempo.

Cervi - Pagnani

E’ passato mezzo secolo, una vita, un’era geologica nel mondo della televisione, della fiction, nel modo di raccontare le storie, di strutturarle, di offrirle al consumo del pubblico. Cinquant’anni fa, era l’autunno del 1964, la Rai mandava in onda la prima serie delle indagini del commissario Maigret, senza poter prevedere che per otto anni sarebbe stato un successo clamoroso, non certificato dall’Auditel ma così profondo da diventare, forse, il primo fenomeno mediatico di massa della nostra televisione insieme ai quiz di Mike Bongiorno.

Due anni dopo, nel 1966, poi ancora nel 1968 e nel 1972, Gino Cervi e la sua compagnia di giro (Andreina Pagnani, Franco Volpi, Mario Maranzana, il livornese Daniele Tedeschi, Oreste Lionello) vennero praticamente «obbligati» a girare altri episodi, sedici in tutto, perché anche chi non aveva mai letto un romanzo di Georges Simenon (la maggior parte, in un paese ancora non del tutto alfabetizzato) davvero non poteva più fare a meno delle volute di fumo della pipa di quel attore-detective buono, burbero, così carnale e viscerale nell’interpretazione.
Maigret e Montalbano. Pochi sanno, però, che uno dei padri del successo televisivo del commissario con la pipa è stato Andrea Camilleri, il creatore di Montalbano. Il giallista siciliano, all’alba degli anni Sessanta, lavorava come produttore per la seconda rete della Rai, ed era quello che doveva inventarsi le trasmissioni di successo. «In quegli anni – ha raccontato Camilleri – non era facile portare certi prodotti in televisione, la grande prosa ad esempio. Il trucco per intercettare l’interesse del pubblico era scegliere i grandi attori e così avvenne con Cervi e la Pagnani: il successo fu tale che la sera in cui andava in onda Maigret le sale cinematografiche furono costrette a mettere gli apparecchi tivù, e farlo vedere prima del film. Altrimenti la gente se ne stava a casa e addio incasso».
Difficile non notare il fil rouge che lega la Parigi di Maigret alla Vigata di Montalbano: umanità, buon cibo e buon vino, la capacità di scavare nell’animo umano per arrivare alla soluzione, il tutore dell’ordine che diventa uno di noi con le sue manie, i suoi vizi, il suo privato.
Gli interpreti. Gino Cervi è stato il miglior Maigret della storia televisiva. Il ruolo di Peppone nella fortunatissima saga di Guareschi gli aveva già regalato una popolarità fragorosa e trasversale. Ma il personaggio letterario del commissario della polizia giudiziaria di Parigi sembrava tagliato apposta per lui. Fu Diego Fabbri a volerlo per la voce baritonale, il fisico massiccio, lo sguardo ironico dietro al cipiglio, la fissazione per la pipa, per la buona tavola, per il Calvados, l’imbarazzo nel rapporto con le belle donne. E soprattutto quella capacità di risolvere ogni sporco rebus che emergeva dai fumosi bassi di Parigi, un mondo sordido di prostitute, locali equivoci, povera gente, mettendo insieme pezzo per pezzo, mettendo a nudo l’anima dei criminali e delle loro vittime senza affidarsi agli strumenti più moderni, alla medicina legale ad esempio. L’esatto contrario dei Csi dei giorni nostri. Maigret era uno di famiglia perchè ci portava anche dentro le piccole vicende del suo appartamento di Avenue Richard Lenoir, che divideva con la dolce signora Maigret, una sorta di vedova bianca capace di aspettare il marito giorno e notte, con pazienza, preparandogli da mangiare a ogni ora, obbligandolo a infilare la maglia della salute nelle giornate fredde, ma anche di offrire all’amato le sue chicche di saggezza nei casi particolarmente complicati. Una superba Andreina Pagnani, doppiatrice storica delle divine Garbo e Hayworth, grande attrice di teatro e amata da Alberto Sordi nonostante la differenza di età (lei aveva 14 anni in più) ha accompagnato l’amico e sodale Gino Cervi (hanno fatto compagnia insieme in teatro per decenni), sulla strada dorata del successo.
E che dire della squadra del Quai d’Orfevres, sede (vera) della polizia parigina, i «ragazzi» amati da Maigret e obbligati a notti insonni tra appostamenti e pedinamenti? Questi ruoli sono stati i punti più alti delle carriere, ad esempio, di Mario Maranzana (il fido Lucas, così ipnotizzato dal capo da imitarlo anche nel fumo della pipa), di Gianni Musy (Lapointe), che proprio in quegli anni fece fortuna con un altro sceneggiato di grande successo, la Freccia Nera, di Manlio Busoni (l’ispettore Torrence) e del livornese Daniele Tedeschi, che interpretava il fatale e piacione Janvier. 84 anni, Tedeschi è nato a Milano ma a Livorno è cresciuto fino al trasferimento a Roma dove diventò molto noto come attore di prosa alla radio. Dopo il successo con Maigret, ha lavorato a lungo come doppiatore prima di trasferirsi in Argentina. Una presenza fissa, negli otto anni di Maigret, è stata anche quella di Franco Volpi, elegantissimo e austero attore milanese (interpretava il giudice Comelieau) che anche il pubblico più giovane ricorda nel ruolo del corrottissimo e cocainomane ministro in «Johnny Stecchino» di Roberto Benigni. E infine Oreste Lionello, la voce di Woody Allen, che impersonava il fragile e geniale medico legale Meurs.
I «camei». Tanti, tantissimi i grandi attori che hanno impreziosito la serie del Maigret italiano. Dal fiorentino Arnoldo Foà, torbido e tormentato Ducrau de «La Chiusa» all’altra toscana Marina Malfatti, dolce ed equivoca ballerina in «Maigret e le ombre cinesi». Sergio Tofano era il vecchietto un po’ svanito dell’«Affare Picpus», Cesco Baseggio, mito assoluto nella scuola veneziana, il falsario ottuagenario di «Maigret sotto inchiesta». Gian Maria Volontè era un credibilissimo pazzo omicida in «Una vita in gioco», il grande attore pistoiese Ugo Pagliai, qualche anno prima della sua esplosione con «Il segno del comando» e «L’amaro caso della Baronessa di Carini» era un giovane medico. E come dimenticare la Loretta Goggi sedicenne o Giuseppe Pambieri, nipote sventato dell’ispettore in «Maigret in pensione», ultimo atto della saga girato nel 1972, quando un Cervi già settantenne decise di chiudere questa bella favola perché la fisicità fatalmente non era più quella degli inizi: il grande attore morirà il 3 gennaio del 1974 a Castiglion della Pescaia.
Le ambientazioni. Erano gli anni pionieristici della Rai e i soldi erano pochi per le fiction d’antan. Così la produzione guidata da Fabbri e Camilleri decise di girare alcuni esterni a Parigi (soprattutto nelle sigle di apertura e chiusura si vedeva Maigret-Cervi passeggiare sul lungosenna, a Montmartre oppure salire con l’ascensore della Torre Eiffel) utilizzandoli poi come «inserti» dentro i racconti girati negli studi di posa della Rai, dove furono abilmente ricostruiti scorci delle strade parigine. Col passare degli anni poi, e con qualche progresso della tecnica, le scene all’aperto aumentarono.
YouTube. La serie di Maigret è stata
vendutissima in Vhs e in Cd ma è tornata a vivere davvero con l’avvento di YouTube, dove l’intera serie è stata condivisa, ottenendo un numero davvero clamoroso di visualizzazioni. Come dire, sono passati 50 anni, sono cambiati gli strumenti e il mondo, ma quella pipa non smette di fumare…

Articolo di Giorgio Billeri.

Maigret e il cane giallo : Fotoromanzo !

Tratto dall’omonimo romanzo di Georges Simenon, del 1931, fotoromanzo originale con Gino Cervi, Laila Regazzi e Alberto Anelli per la regia di Sirio Magni, dal quale non fu tratta alcuna edizione televisiva della serie di sceneggiati de “Le inchieste del Commissario Maigret”.
Maigret è chiamato a Concarneau, per indagare sull’enigmatico ferimento del famoso commerciante di vini locale, Mostaguen.
Quello di Mostaguen è solo il primo di una serie di omicidi, o tentati omicidi, che coinvolgono il gruppo di amici del commerciante, tutti esponenti di spicco della città. Maigret segue la sua pista, in qualche modo guidato da un bizzarro cane giallo sempre presente nei momenti e suoi luoghi degli omicidi.

Per vedere delle anteprime più dettagliate cliccate QUI e sarete reindirizzati.

Indagini e buona tavola: svelato il segreto del commissario Maigret.

Ogni sera, rientrando a casa dopo una lunga giornata di indagini, il commissario Jules Maigret si divertiva a indovinare quale manicaretto sua moglie Louise gli avesse cucinato: un «boeuf miroton», una «blanquette de veau», una «tarte aux mirabelles», o forse un «gâteau aux amandes»…

A svelare le passioni culinarie del mitico detective è il prof. Hugues Corriat, di Alliance Française (a Genova, in via Garibaldi 20): il protagonista di ben 75 romanzi, frutto della penna del belga Georges Simenon, non è solo un eccellente ispettore ma anche un’ottima forchetta. Fulcro della conferenza tenutasi lunedì scorso, il libro Simenon et Maigret passent à table, scritto da Robert Courtine, amico del grande autore, e tradotto in italiano dall’editore Guido Tommasi sotto il titolo “A cena con Simenon e il commissario Maigret”.

maigret-mangiaUn’indagine trasversale dei romanzi del grande scrittore fa emergere tutta la sua passione per la buona tavola, e l’amico gastronomo è generoso di ricette, consigli e trucchi culinari, accompagnati da estratti dei romanzi e illustrazioni fotografiche della Parigi anni ’50.
Assaporando le pagine del libro si scopre che su 75 titoli, 49 sono farciti di squisitezze da far venire l’acquolina in bocca. Tra tutti, Maigret e il cliente del sabato, Maigret e il fantasma, Maigret e l’informatore, in cui spicca la saporita andouillette, una sorta di salsiccia francese tanto venerata da meritarsi il trono dell’«Associazione Amicale des Amateurs d’Andouillette Authentique» (A.A.A.A.A).

E da bravo giallista, Simenon ha disseminato i suoi romanzi di indizi culinari e doppi sensi, gustosissimi da decifrare, giocando abilmente con il parallelismo fra cucina e lavoro poliziesco. Così il sospettato numero uno viene «cotto a fuoco lento», a meno che non sia un tipo ermetico e ribelle all’autorità, uno «duro da cucinare». Ma se ad allargare le fila degli indiziati si aggiungono altri elementi, è probabile che prima o poi finiscano sul «panier à salade», il furgone della polizia che si chiama proprio come… un cestello per lavare le insalate. E qualora il sospettato sia davvero sfortunato, probabilmente verrà sottoposto agli sfiancanti interrogatori di un «boeuf carotte», nomignolo con cui vengono designati i membri dell’ «Inspection générale de la Police Nationale (IGPN)», la polizia delle polizie… nonché succulento piatto a base di manzo e carote, che necessita appunto di una lunghissima cottura.
Il commissario Maigret non si limita, però, a mangiare (e bere) di gusto, ma si diverte nel suggerire il grado di complessità delle sue indagini sulla base dei cibi che consuma: un solo piatto mangiato (possibilmente la mitica andouillette) indica un lavoro piuttosto semplice, e un’indagine che si risolve nell’arco di un solo pasto. In 20 romanzi su 75, invece, Maigret si delizia con due portate… e quando addirittura associa carne e crostacei insieme, è alle prese con un caso assai difficile e dai confini indefiniti: la vittima è un suo collega ispettore («né carne né pesce»). In alcuni casi (6, per la precisione) il commissario sembra proprio sudare sette camicie, e si consola con un ricco menu, dall’entrée al dessert: l’indagine è quindi lunga e articolata.


Il buongustaio Maigret mangia bene, volentieri e con cura, e ai suoi appassionati lettori non sarà certo sfuggito che le migliori ispirazioni gli vengono proprio a tavola… merito forse dell’eccellente cucina francese che stimola e acuisce i suoi sensi. E così come usa, in una sinestesia di gusto e intuizione, tutti i cinque sensi per assaporare i cibi, allo stesso modo li usa per sviscerare i misteri del suo lavoro. Ai lettori il piacere di scoprire nei capolavori di Simenon tutti gli indizi del suo profondo gusto per la cucina tradizionale, ora genuina e semplice come un piatto veloce al bistrot all’angolo, ora sofisticata e complessa… proprio come le indagini del suo mitico personaggio.

 

Articolo tratto da: Il Giornale.it