Maigret non sopportava giudici e poliziotti blasé

Nota:

In questo articolo “incontriamo” un commissario un po’ diverso da quello che amiamo e che apprezziamo nell’adattamento televisivo, queste differenti  caratteristiche sono invece già note a chi, oltre ad aver visto lo sceneggiato, ha letto i libri che hanno Maigret come protagonista (sono ben 75).


E’ noto come Simenon fosse un profondo conoscitore delle persone e dell’animo umano: egli condivideva con il suo più amato personaggio, Maigret, una naturale inclinazione a “collezionare” uomini, e così esprimeva l’evidente desiderio, se non l’invincibile necessità, di conoscere e approfondire ogni aspetto che potesse comunque riferirsi alla vita interiore degli individui ed ai relativi atteggiamenti esteriori.

hammer-slider-2Egli riteneva come l’uomo fosse un essere così debole, disarmato ed indifeso da non poterne assolutamente pretenderne altro se non la fallibilità e l’incapacità di sottrarsi alle conseguenze dei suoi stessi, inevitabili errori. Perciò, nonostante nella sua vita avesse certamente conosciuto ed apprezzato il danaro e il lusso, non poteva non guardare con diffidenza quel mondo nobile e aristocratico, spesso descritto nei suoi romanzi e nei suoi racconti. Di esso detestava la falsità, la supponenza e, soprattutto, il sottile cinismo.

Nei suoi scritti compaiono spessissimo personaggi appartenenti a tale realtà sociale; Simenon sempre contrappone gli stessi ai “piccoli uomini”, dei quali, invece, esalta (con sottile ed acuta abilità) doti non comuni di profonda sensibilità e straordinaria capacità di comprensione, nonché di innata e naturale compassione. Anche nei romanzi e nei racconti dedicati al Commissario Maigret, certamente Simenon indulge in una maggior simpatia in favore di personaggi modesti, “minori”, evidenziandone gli aspetti più umani ed i profili più intimamente genuini.

Degli infaticabili collaboratori di Maigret (soprattutto di quelli più umili), Simenon fumapipaesprime, sia pur non esplicitamente, apprezzamenti incondizionatamente ed affettuosamente lusinghieri. Lucas appare sin dal primo “romanzo ufficiale” della saga “Maigret” (Pietr-le-Letton); egli è sempre disponibile ai pedinamenti, nonostante abbia le gambe piuttosto corte (Maigret si sbaglia), fuma la pipa come il suo capo e ne imita maldestramente lo stile. E’ un subalterno fedele e affidabilissimo.

Janvier, l’ispettore più anziano destinato a diventare erede del “Capo” al comando della sezione di polizia giudiziaria e alla guida della squadra omicidi, viene invece descritto come fin troppo preciso e preparato, un po’ presuntuoso, esageratamente attento, eccessivamente lucido. Conosce talmente bene le modalità di indagine del Commissario, da anticiparne le mosse, con evidente insofferenza e malcelato imbarazzo di Maigret, e con la incondizionata disapprovazione dello stesso scrittore.

Continua a leggere